Pagina in allestimento
CONTATTI
Per richiedere informazioni in merito al concorso è possibile scrivere un'email a:
pianetaclara@clarambiente.it
cell. 340 1844675
CONTATTI
Per richiedere informazioni in merito al concorso è possibile scrivere un'email a:
pianetaclara@clarambiente.it
cell. 340 1844675
Pianeta Clara è il progetto di educazione ambientale promosso da CLARA Spa e dedicato al tema della sostenibilità ambientale legata ai rifiuti. Raccoglie l’importante eredità dello storico ‘progetto Quadrifoglio’ che per 13 anni ha educato le bambine e i bambini al rispetto dell’ambiente. In continuità con esso, Pianeta Clara presenta un programma ricco di attività dedicate a tutte le scuole del territorio, statali e paritarie, dalle scuole dell’infanzia agli Istituti di Istruzione Superiore.
‘Pianeta Clara’ è una dimensione ancora in parte da scoprire, un pianeta che cerca di dare la giusta importanza a ogni oggetto e materiale, che fa il possibile per ridurre gli sprechi, che investe per riutilizzare e riciclare i rifiuti, che si vuole distinguere per un agire virtuoso e consapevole. È in questo contesto che si inseriscono le attività didattiche che vi presentiamo, rinnovate nell'immagine, nei contenuti e nella metodologia, in sintonia con importanti cambiamenti per il territorio: la nascita di CLARA Spa, la nuova società di gestione dei servizi ambientali, frutto della fusione tra AREA e CMV Raccolta, che dal 2017 opererà in 21 Comuni del territorio dell’alto e basso ferrarese.
Sempre attenta ai bisogni della scuola e degli studenti Clara spa e "Pianeta Clara" ampliano la proposta didattica nell'anno scolastico 2020/2021 potenziando quanto già cominciato in un momento particolarmente delicato con la Didattica a Distanza
La carta è un prodotto formato da un sottile strato di fibre di cellulosa intrecciate e da varie sostanze aggiuntive (collanti, coloranti, sostanze minerali); la materia prima della carta è dunque il legno ricavato dagli alberi.
La carta è facilmente infiammabile e altrettanto facilmente si umidifica, è fragile e ingiallisce all'aria.
Esistono moltissimi tipi di carta: in tutto, nel mondo, ne vengono prodotti più di 4.000, anche con differenze notevoli l’uno dall'altro. Se le differenze sono unicamente su peso e spessore si riconoscono: velina (peso 10-30 g/m3), carta (peso 30-150 g/m3 e spessore 0,05-0,3 mm), cartoncino (peso 150-400 g/m3 e spessore 0,3-0,7 mm), cartone (peso 150-400 g/m3 e spessore 0,7-2,5 mm).
Per partire prova a coinvolgere subito i tuoi studenti con una semplice attività pratica, che li aiuterà a prendere confidenza con l’argomento.
Coinvolgi i tuoi alunni chiedendo loro se conoscono dei modi di dire con la parola carta. Per fare un esempio puoi suggerire ‘cambiare le carte in tavola’. Di seguito alcuni dei possibili:
Da sempre la carta è legata alla scrittura. I primi disegni in realtà vennero fatti sulle superfici delle rocce e solo in seguito si iniziò a utilizzare materiali appositi, come tavolette di rame, piombo, terracotta, legno incerato e poi tessuti come seta e lino. I primi veri antenati della carta furono il papiro, prodotto con l’utilizzo dell’omonima pianta in Egitto, e la pergamena, costituita da pelle di vitello, pecora o capra, in Europa.
L’ufficiale di corte cinese Ts’ai Lun fu il primo a descrivere la fabbricazione della carta, nel 105 d. C. a Lo-Yang. Fino ad allora, in Cina, si incideva direttamente il bambù che era, però, scomodo da maneggiare e trasportare. Secondo la “ricetta” di Ts’ai Lun, poi perfezionata da Tso Tsui-Yi negli stessi anni, per fare la carta si utilizzavano dei ritagli di seta mescolati con acqua e ridotti in pasta tramite battitura. Questa pasta di seta veniva poi filtrata da stuoie di bambù, ottenendo dei fogli che venivano posti ad asciugare al sole. La seta, però, era un materiale molto costoso, quindi, successivamente, la carta venne prodotta utilizzando stracci e reti e, in seguito, anche lo stesso bambù.
Per molto tempo la carta rimase solo in Cina, perché i maestri cartai cinesi erano riluttanti a diffondere il loro segreto e, anche se altri popoli l’avevano vista, non riuscivano a capire come fabbricarla.
Quando la carta arrivò in Giappone, nel 610 d.C., iniziò l’impiego del gelso e di altre piante. Dopo aver raschiato la corteccia, le fibre ottenute venivano cotte con acqua e calce, formando una pasta che, una volta lavata e diluita, veniva introdotta in un tino dove s’immergeva una specie di straccio sul quale si depositavano le fibre. Questo foglio veniva poi pressato, staccato e asciugato.
Lentamente l’arte della fabbricazione della carta si diffuse in India e successivamente furono i popoli arabi a introdurla in Europa, a partire dalla Spagna, venendo a conoscenza del segreto da un maestro cartaio cinese catturato in battaglia.
In Italia la fabbricazione della carta si sviluppò a partire dal XII secolo, quando furono abbandonate le tecniche di produzione orientali, usate fino ad allora, per nuove tecniche di invenzione italiana. I due principali centri di produzione della carta in Italia furono Amalfi e Fabriano, ma grandi cartiere furono costruite anche a Venezia, Prato e Cividale del Friuli.
Ad Amalfi la carta veniva prodotta a partire dalla raccolta di cenci e stracci di lino, cotone e canapa di colore bianco. Queste stoffe venivano ridotte in poltiglia, disciolte in acqua e trasformate in fogli tramite telai. La carta di Amalfi fu poi abolita per l’uso in documenti, perché era meno resistente della pergamena e rischiava di deteriorarsi nel tempo.
A Fabriano la fabbricazione della carta si perfezionò ulteriormente a opera di alcuni artigiani locali che migliorarono le tecniche apprese dagli arabi. Qui venne introdotto l’uso del maglio col quale gli stracci venivano ridotti a fibra. Sempre a Fabriano venne introdotta la collatura con gelatina animale, che rallentava il deterioramento della carta, e fu scoperta la filigrana. Fra i maestri artigiani fabrianesi si ricorda Pietro Miliani che nel XIX secolo, grazie alla sua abilità, da semplice operaio divenne il fondatore di un’industria cartaria oggi ancora esistente.
Per secoli le tecnologie di produzione della carta rimasero identiche e la carta continuava a essere un prodotto molto costoso. Si sviluppò una produzione massiccia di carta a partire dal legno solo con la rivoluzione industriale e l’arrivo della macchina a vapore e, dopo il 1800, con l’invenzione della macchina olandese che produceva pasta a fibre triturate e con la macchina continua che permetteva di fabbricare fogli di lunghezza infinita.
La carta si può produrre partendo da molte materie prime, come il mais, le alghe, la canapa, il riso, il lino, il cotone, ma le principali restano alcuni alberi, in particolare il pino, il pioppo e il faggio.
Come avviene la produzione industriale della carta? Le piante vengono tagliate, fatte stagionare e, successivamente, triturate. A questo punto occorre estrarre la cellulosa separandola dalla lignina. La cellulosa è bianca e filamentosa, come un batuffolo di cotone. Il cotone, infatti, è la sola sostanza naturale che contiene la cellulosa allo stato puro.
La cellulosa, estratta dal legno, viene poi sbiancata e addizionata con collanti, coloranti e sostanze che danno compattezza. Così trattata la cellulosa forma un impasto costituito al 99% di acqua, eliminata successivamente quando la soluzione viene fatta passare attraverso macchine che eliminano l’acqua. Inizia così a prendere forma un foglio grezzo che passerà attraverso dei rulli per essere schiacciato. In seguito il foglio andrà essiccato.
A seconda della qualità che si vuole dare al prodotto finale, il foglio si può spianare ulteriormente, levigare, lucidare, ecc. L’ultimo passaggio è quello del taglio per ottenere il formato voluto.
dalla cellulosa vergine | dalla carta da raccolta differenziata | |
alberi | 15 | 0 |
acqua | 440.000 litri | 1.800 litri |
energia elettrica | 7.600 kWh | 2.700 kWh |
Puoi sensibilizzare i tuoi studenti facendo capire loro l’importanza di RIUTILIZZO e RECUPERO con alcuni esempi. Sfruttare i fogli di carta con un lato bianco, ad esempio, scrivendo sul retro per prendere appunti o brutte copie, è un esempio di riutilizzo. Utilizzare i fogli usati per fare origami, collage e altri oggetti creativi sono esempi di recupero.
Cartone ondulato: è composto da non meno di 3 fogli di carta sovrapposti, con quello al centro “ondulato”. In questo modo il cartone rimane leggero, ma diventa più rigido e resistente, particolarmente adatto per l’imballaggio.
Cellulosa: contenuta nei vegetali, è uno dei più importanti polisaccaridi, costituita da un gran numero di molecole di glucosio (da circa 300 a 3.000 unità).
Clorazione: è un processo chimico che si può impiegare per sbiancare la carta durante la lavorazione industriale.
Conferire: significa mettere i rifiuti negli appositi contenitori, in base al materiale di cui sono costituiti, seguendo le regole della raccolta differenziata.
Filigrana: è un disegno che si vede solo guardando la carta “in trasparenza” contro una sorgente luminosa e serve per identificare il maestro cartaio autore dell’opera.
Lignina: polimero che si trova principalmente nella parete cellulare di alcune cellule vegetali. Le lignine sono per quantità i secondi biopolimeri sintetizzati sulla terra dopo la cellulosa. La parola lignina proviene dal termine latino lignum, che significa legno e per questo motivo le piante che contengono una grande quantità di lignina sono denominate legnose.
Materiale poliaccoppiato: si ha quando un foglio di carta viene “incollato” a un foglio di plastica o di alluminio (o a entrambi) per ottenere un involucro adatto a contenere liquidi.
Recupero: significa utilizzare un oggetto cambiando la funzione per la quale è stato costruito, magari apportando anche piccole modifiche all’oggetto stesso. Ritagliare dei pezzetti di carta patinata colorata per usare la tecnica del collage è un esempio di recupero. Per recupero energetico, invece, s’intende bruciare della carta, magari non più riciclabile, in un apposito impianto, e trasformare il calore prodotto in energia elettrica.
Riciclo: significa trasformare un rifiuto nella materia prima (in questo caso materia prima-seconda) per produrre altri oggetti uguali o anche completamente diversi. Un foglio di carta può diventare un altro foglio o una scatola di cartoncino per la pasta.
Rifiuto: qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi (dalla normativa ambientale).
Riutilizzo: significa utilizzare più volte uno stesso oggetto, senza cambiare la sua funzione originaria. Riutilizzare un foglio fotocopiato, ad esempio, significa semplicemente utilizzarne il retro, quando è bianco, per prendere appunti
Di plastica un piatto
fu colto sul fatto,
sulla sabbia adagiato,
da quattro gendarmi
che l’hanno arrestato.Per tale misfatto,
commesso dal piatto
venne scomodato
perfino lo Stato.Ma prima che in cella
venisse portato
il piatto parlò:
«Io non sono stato».Il giudice allora,
piuttosto adirato,
con tono furente
gli chiese: «Chi è stato? ».E il piatto, spaurito,
con tono pacato,
rispose: - «Signore,
là m’hanno lasciato».- «Ma chi ti ha lasciato?
Su, dimmi chi è stato?».
- «Degli uomini in gita,
hanno riso e mangiato
e quando è finita
là m’hanno lasciato.Sulla sabbia pulita,
della spiaggia, buttato,
finita la gita,
siccome ero usato,
come foglia appassita,
m’hanno là abbandonato».[…]
«Chi ti ha messo da parte
sa che un’opera d’arte
anziché da un abuso
nasce invece dal riuso?
Se ricicli anche un piatto
ci puoi fare un bel gatto,
disegnato a pennello,
con colori acquerello»...Di plastica un piatto
ai rifiuti sottratto
e poi messo da parte
può esser opera d’arte.(Mimmo Mollica)
La plastica è il materiale che diventa rifiuto con il quale è più difficile confrontarsi, questo perché non esiste una plastica ma sarebbe più corretto parlare di diverse plastiche.
Coinvolgi gli studenti chiedendo loro di elencare tutti gli oggetti in plastica che gli vengono in mente dal momento in cui si svegliano la mattina e scriveteli sulla lavagna
Plastica è il termine comunemente usato per indicare un'ampia serie di materiali sintetici o semisintetici usati in una vasta e crescente gamma di applicazioni, che vanno dal settore degli imballaggi a quello dell'edilizia, delle auto e dei dispositivi medici, a quello dei giocattoli, dell'abbigliamento. Il riferimento è alla malleabilità del materiale, alla sua plasticità durante la produzione, che gli permette di essere fuso, pressato o estruso in una varietà di forme, come pellicole, fibre, lastre, tubi, bottiglie, scatole e molte altre.
Le materie plastiche si dividono in tre categorie:
Vediamo ora i più comuni tipi di plastica.
PE - POLIETILENE
È il polimero che utilizziamo di più nella vita quotidiana e costituisce il 40% della produzione mondiale di plastica. In altre parole, circa la metà degli oggetti prodotti in quella che genericamente chiamiamo "plastica" è realizzata in polietilene.
Questo materiale ha una struttura molto semplice, la più semplice di tutti i polimeri. La molecola di polietilene non è altro che una lunga catena di atomi di carbonio, con due atomi di idrogeno attaccati a ciascun atomo di carbonio.
Può diventare un sacchetto, una bottiglia e un flacone per detergenti, un giocattolo, una pellicola per alimenti o tanti altri imballaggi.
PP - POLIPROPILENE
È un polimero caratterizzato da una struttura simile a quella del polietilene, solo che ha un gruppo metilico (CH3) su ogni atomo di carbonio della catena principale.
È utilizzato per tanti usi diversi: dagli oggetti per l’arredamento ai contenitori per alimenti, dai flaconi per detersivi e prodotti per l’igiene personale alla moquette, ai mobili da giardino.
PVC - CLORURO DI POLIVINILE
È utilizzato in particolare per la produzione dei tubi. Si trova anche tra i muri di casa, nelle porte, nelle finestre o nelle piastrelle e nei rivestimenti delle carte di credito.
Per il basso costo delle materie prime e per la sua grande versatilità è una delle materie plastiche più diffuse. Può essere impiegato da solo o con l'aggiunta di altri materiali per realizzare, ad esempio, tubi e telai di finestre e tapparelle, vaschette per le uova e pellicole ma anche guanti, stivali, giocattoli, finte pelli e parti di automobili.
PET - POLIETILENTEREFTALATO
Grazie alle sue caratteristiche di trasparenza e brillantezza, alla buona resistenza termica e chimica, può essere trasformato in oggetti dalle superfici dure e lucide, come le bottiglie delle bibite e dell’acqua minerale, ma anche in fibre sintetiche, nastri audio e video e tanto altro ancora.
PS - POLISTIRENE
Chiamato anche polistirolo, è, dopo il polietilene, il materiale plastico che più utilizziamo nella vita quotidiana. Rigido ed economico, il polistirolo si può trasformare in vaschette per alimenti, posate, piatti e tappi. Spesso si trova come polistirolo espanso: si presenta sotto forma di schiuma bianca leggerissima, spesso modellata in piccole sfere, e viene utilizzato nell'imballaggio e nell'isolamento termico.
Tra le materie plastiche che ritrovi nella vita quotidiana, ma che non vengono in genere utilizzate per gli imballaggi, ci sono anche il poliuretano (PUR) e il policarbonato (PC).
PU - POLIURETANO
Il poliuretano è il materiale plastico più versatile. Può esistere in due forme, “espanso” oppure “compatto”,e viene utilizzato per produrre pannelli isolanti per l’edilizia, elettrodomestici, alcune parti dell’automobile, vernici per metallo e legno, attrezzature sportive e calzature, imbottiture e moltissimo altro ancora.
PC - POLICARBONATO
Il policarbonato, per le sue proprietà meccaniche, come l’allungamento, la resistenza all'urto e alla flessione e per la sua elevata tenacità, viene utilizzato per infinite applicazioni: nel ottica per le lenti degli occhiali, nell’elettronica per i computer e per i cd, nel campo delle costruzioni per coperture trasparenti, nel settore dei trasporti per i caschi e per le coperture dei fanali.
Sicuramente tra gli abiti che indossiamo qualcosa è realizzato in fibre sintetiche. Anche le fibre sintetiche sono materie plastiche: sono ottenute da composti chimici di sintesi derivati dal petrolio e ridotti in filamenti più o meno lunghi. Ma quali sono le più conosciute?
Ad esempio il nylon e la lycra, utilizzati per calze, collant e costumi da bagno, il pile, ottenuto da plastica riciclata per realizzare maglioni e pellicce ecologiche, l’acrilico, simile alla lana ma molto meno delicato, e la microfibra, una fibra sintetica superleggera.
Curiosità
Nella medicina le materie plastiche hanno permesso non solo di aumentare l’igiene e la sicurezza, ma anche di fare grandi passi avanti nello sviluppo della microchirurgia. Sacche per infusione, cannule, tende a ossigeno, pellicole per il confezionamento dei farmaci, fialette, siringhe, inalatori per chi soffre di asma, sono solo alcuni esempi: in tutto il mondo le materie plastiche utilizzate nel campo medico sono quasi 2 milioni di tonnellate!
Curiosità
Il Plexiglass, messo a punto nel 1948 dall'aviazione USA, è la prima plastica trasparente e infrangibile, per questo utilizzata in sostituzione del vetro.
Il Cellophane, invece, è stato inventato nel 1908. Dalla pellicola trasparente al nastro adesivo è il materiale plastico più diffuso al mondo. Dagli anni '70 si è diffuso soprattutto per la conservazione degli alimenti.
Di solito quando si pensa alla plastica si immagina un materiale sintetico prodotto dall'uomo. In realtà le materie plastiche sono sempre esistite. In natura si trovano molti materiali che sono stati utilizzati nei secoli dall'uomo per le loro caratteristiche di resistenza e malleabilità, come l’ambra, l’avorio, la tartaruga, la lacca e la gomma lacca.
Lo sviluppo delle materie plastiche sintetiche iniziò intorno alla metà del 1800 quando gli scienziati si misero alla ricerca di sostanze che potessero dare risultati simili a quelli dei materiali naturali utilizzati fino a quel momento in alcuni impieghi sempre più richiesti dalle industrie.
Nel 1845 a Basilea C.F. Schoenbein fece reagire la cellulosa sotto forma di cotone con l'acido nitrico. Il risultato fu il Nitrato di cellulosa, un materiale semisintetico con caratteristiche simili all'ambra. Studiando il nitrato di cellulosa nel 1862 l’inglese Alexander Parkes ottenne un nuovo materiale che poteva essere "usato allo stato solido, plastico o fluido, che si presentava di volta in volta rigido come l'avorio, opaco, flessibile, resistente all'acqua, colorabile e si poteva lavorare all'utensile come i metalli, stampare per compressione, laminare". Era nata la Parkesite. Negli stati Uniti, qualche anno dopo, il tipografo John Wesley Hyatt, partendo sempre dal Nitrato di cellulosa, sintetizzò un composto chiamato Celluloide che venne usato nella fabbricazione di svariati tipi di oggetti, dalle dentiere ai colletti per camicia, raggiungendo un notevole successo commerciale.
Nel 1907 venne sintetizzato il primo materiale plastico interamente sintetico: il chimico belga Leo Hendrick Baekeland, utilizzando fenolo e formaldeide ricavati dalla distillazione del carbone, creò la Bakelite. Dura, resistente e con grandi proprietà meccaniche, la Bakelite venne usata per fare interruttori elettrici, telefoni, manici per pentole e padelle e molti altri oggetti.
La vera svolta, però, si ebbe dopo la Prima Guerra Mondiale, quando l'attenzione dei ricercatori si concentrò sul petrolio e sulla possibilità di utilizzarlo per produrre nuove materie plastiche sintetiche. Nacquero così il polistirolo, il polietilene, il polipropilene, il polivinilcloruro e il polietilentereftalato, con i quali si potevano realizzare un numero di prodotti sempre maggiori. Dagli anni ‘70 l’innovazione è proseguita con la creazione di nuovi materiali plastici studiati per far fronte alle molteplici esigenze progettuali. Oggi si producono più di 700 tipi di plastiche diverse che consentono di realizzare un numero elevatissimo di prodotti per uso quotidiano.
Curiosità
Il NITRATO di CELLULOSA, chiamato anche fulmicotone, venne utilizzato anche come esplosivo. Sostituì ben presto la comune polvere da sparo come carica esplosiva nelle munizioni per fucili e artiglieria. Funzionava così bene che nella Prima Guerra Mondiale si stima siano morti quasi dieci milioni di persone in soli quattro anni.
Curiosità
E' stato calcolato che l’invenzione della CELLULOIDE abbia salvato la vita a circa 12.000 elefanti.La celluloide venne scoperta grazie a un bando di concorso promosso da una ditta di New York, produttrice di palle da biliardo, che mise in palio 10.000 dollari per chi avesse trovato un sostituto soddisfacente dell’avorio.
Curiosità
Il POLIPROPILENE, noto più comunemente col nome moplen, fu scoperto dall’Italiano Giulio Nattache per questo, nel 1963, ottenne il premio Nobel per la chimica.
Coinvolgi gli studenti chiedendo loro di fare un’intervista ai loro nonni. Dovranno porre queste domande: come è cambiata la loro vita con l’avvento delle plastiche? quali materiali usavano al posto della plastica?
Dal punto di vista chimico, le materie plastiche sono polimeri, cioè sostanze organiche (come il legno, la carta, la lana) costituite da molecole di grandi dimensioni. Esiste una gran quantità di polimeri, ciascuno con caratteristiche e proprietà diverse.
Nel passato si usavano materie plastiche naturali come l’ambra, il guscio di tartaruga e l’avorio; oggi invece utilizziamo principalmente plastiche sintetiche che derivano da risorse naturali come il carbone, il sale comune, il gas e soprattutto il petrolio.
Come viene prodotta la plastica a partire dal petrolio?
Chiedi ai tuoi alunni di fare una breve ricerca per scoprire da dove derivano questi antichi materiali plastici:
![]() |
Polietilentereftalato |
![]() |
Polietilene ad alta densità |
![]() |
Cloruro di polivinile |
![]() |
Polietilene a bassa densità |
![]() |
Polipropilene |
![]() |
Polistirene o Polistirolo |
![]() |
Tutte le altre plastiche |
La plastica è uno dei materiali più diffusi e considerato che la sua richiesta è in aumento in molti settori, per evitare un grosso impatto sull'ambiente bisogna trovare dei modi per garantirne il massimo recupero. Infatti se da un lato la resistenza e la durata fanno della plastica un ottimo materiale, dal punto di vista ambientale ne rendono complicato lo smaltimento.
Ovviamente, come per tutti i rifiuti, il primo passo deve essere la riduzione all'origine. Quindi, come prima cosa, quando decidiamo di disfarci di un oggetto di plastica possiamo decidere di riutilizzarlo: una bottiglia di plastica, per esempio, può essere riutilizzata per raccogliere l’acqua del rubinetto.
Quando non è possibile riutilizzare il rifiuto di plastica è indispensabile effettuare la raccolta differenziata e così riciclare gli scarti per creare nuovi oggetti.
Il primo importante passo per una buona riuscita del riciclo è la separazione dei rifiuti. La plastica selezionata a questo punto può prendere due diverse strade:
RICICLAGGIO MECCANICO
Il rifiuto di plastica viene rilavorato per produrre materie prime seconde da impiegare per realizzare nuovi oggetti. Per fare ciò occorre selezionare e separare i rifiuti a seconda del tipo di plastica (PE, PET, PVC, ecc). Una volta separati, vengono prima di tutto triturati, poi lavati per rimuovere eventuali residui di contenuto, etichette, ecc. Dopo il lavaggio il materiale viene trasformato in granuli per la produzione di nuovi oggetti. Si ottiene così la plastica omogenea.
A volte separare i diversi tipi di plastica risulta troppo costoso o troppo complicato: i rifiuti non separati si possono comunque riciclare, ma si ottiene una plastica eterogenea di qualità inferiore.
RICICLAGGIO CHIMICO
I polimeri che costituiscono le varie materie plastiche vengono “scomposti” nei monomeri originari attraverso la rottura delle catene polimeriche. Questa rottura può essere provocata in diversi modi, ma il più utilizzato è la pirolisi.Questo metodoprovoca la scomposizione delle molecole attraverso il riscaldamento sottovuoto, dando origine a una miscela di idrocarburi liquidi e gassosi simili al petrolio, da cui è possibile produrre nuovi monomeri.
Il rifiuto di plastica che non può essere riciclato perché non è stato separato correttamente, o perché non idoneo, può essere recuperato attraverso la termovalorizzazione, che prevede di bruciare i rifiuti per produrre energia termica o elettrica. Questa tecnica di recupero avviene in moderni impianti di combustione che consentono l’incenerimento dei rifiuti, il recupero del calore, il controllo delle emissioni nell’atmosfera e lo smaltimento dei residui solidi e delle ceneri, garantendo l’abbattimento dei diversi tipi di sostanze inquinanti.
Curiosità. Chi la dura… danneggia l’ambiente!
Questi sono all'incirca i tempi che impiega la natura a smaltire i differenti materiali:
buccia di banana da 1 a 3 mesi
Curiosità: TETRA PAK
I contenitori Tetra Pak sono interamente riciclabili. Le tre componenti, carta (75%), polietilene (20%), e alluminio (5%), possono essere riciclate anche in modo separato.
Curiosità: Alternative naturali alla plastica
Curiosità: Bioplastiche, plastica green & Co.
Le plastiche sono materiali costituiti da molecole con catene molto lunghe, ai quali possono essere aggiunti additivi di vario tipo. Per questa loro caratteristica, sono molto persistenti nell'ambiente. Di solito per effetti chimici o fisici i materiali in plastica riescono a degradarsi in particelle molto piccole, ma non sono biodegradabili e soprattutto rilasciano sostanze tossiche nell'ambiente. Se si aggiunge a questo il fatto che sono presenti ormai ovunque, si può capire quanto imponente sia il problema.
Spesso poi questi materiali non vengono smaltiti in maniera corretta e finiscono nell'ambiente, nei nostri mari in particolare, dove diventano parte integrante dell’ecosistema, basti pensare alle cosiddette ‘isole di plastica’ del Pacifico.
Ecco che la ricerca si è mobilitata da tempo, con il fine di trovare materiali alternativi e altrettanto funzionali, ma meno impattanti per l’ambiente. Sono già numerosi i brevetti e i marchi che creano nuove plastiche, a partire da materia vegetale, che sia poi biodegradabile, o meglio ‘compostabile’, al 100%.
Si tratta di materiali di alta qualità in grado di sostituire la plastica prodotta a partire dal petrolio, prodotti a partire da elementi come mais, frumento, barbabietola o altri cereali. Il risultato è un prodotto simile alla plastica ma assolutamente biodegradabile, che scompare in un paio di mesi.
Per citarne alcuni, gli italiani Mater-Bi e Biotecnomais (prodotti a partire dall'amido di mais), il PLA Ingeo (dalla fermentazione degli zuccheri contenuti nell'amido) e il Bioplast (ottenuto da fecola di patate), i francesi Biolice e Vegemat (a partire da farine di mais e grano), l’americano Cereplast Compostables (derivato da vegetali vari come frumento, tapioca, patate, ecc.) e il canadese Solanyl (ottenuto da bucce di patate).
Secondo uno studio dell’olandese Università di Utrecht, per conto dell’European Polysaccharide Network of Excellence e l’European Bioplastics Association, i biopolimeri potrebbero sostituire in un futuro non così lontano buona parte delle materie plastiche di origine petrolifera.
Nei comuni gestiti da Clara gli imballaggi in plastica vengono raccolti (insieme agli imballaggi metallici) porta a porta tramite l’apposito sacco giallo fornito da Clara o, per i condomini e le attività produttive, tramite bidone giallo.
Per maggiori informazioni visitare il sito: www.clarambiente.it
Cracking: rottura delle catene lunghe delle molecole di idrocarburi del petrolio.
Direttiva Europea: è un testo emanato dalla Comunità Europea indirizzato agli stati membri. Gli stati membri recepiscono le direttive attraverso leggi che le attuano, rendendole operative.
Duttile: la duttilità è una proprietà fisica della materia che indica la capacità di deformarsi che ha un materiale prima di arrivare alla rottura.
Idrocarburi: composti organici che contengono soltanto atomi di carbonio e di idrogeno.
Imballaggio: contenitore o materiale utilizzato per spedire o confezionare una merce.
Metamorfico: che ha la capacità di trasformarsi.
Monomero: deriva dal greco e significa una sola parte. È una molecola in grado di concatenarsi ad altre, in modo da formare un polimero.
Polimero: deriva dal greco e significa molte parti. Un polimero infatti è una macromolecola, cioè una molecola costituita da molte molecole più piccole chiamate monomeri.
Resine: le resine sintetiche sono materiali plastici viscosi, di aspetto simile alle resine vegetali, capaci di indurirsi a freddo o a caldo.
Sintetico: proveniente da un processo artificiale, costruito in laboratorio e non naturale.
Teflon: nome commerciale, che costituisce marchio registrato, di una materia plastica molto resistente usata nell'industria chimica, elettrica e tessile.
Versatilità: capacità di un materiale di applicarsi a tanti campi diversi.
Nel 1869 il chimico russo Dmitrij Mendeleev scoprì che gli elementi potevano essere classificati e ordinati sulla base delle loro caratteristiche chimiche e fisiche. Il risultato del suo lavoro e degli aggiustamenti successivi è la tavola periodica degli elementi.
Proprio a partire da queste proprietà è possibile distinguere due classi fondamentali di elementi: i metalli e i non metalli.
Quali sono le principali caratteristiche e proprietà dei metalli? Essi sono generalmente lucenti e buoni conduttori di calore e corrente elettrica. A temperatura ambiente tutti i metalli sono solidi, a eccezione del mercurio. Gran parte di essi può inoltre essere ridotto in fili o lamine, risultano perciò molto duttili. Sono infine molto malleabili, poiché è possibile modellarli con uno stampo a pressione o col martello per produrre oggetti di forma diversa.
Le proprietà dei non metalli sono opposte a quelle dei metalli: a temperatura ambiente si presentano sia allo stato solido, che liquido, che gassoso. Sono cattivi conduttori di calore ed elettricità. I non metalli solidi non sono né malleabili né duttili e si frantumano se colpiti con un martello.
A TAVOLA CON LA CHIMICA!
La tavola periodica degli elementi è lo schema col quale vengono ordinati gli elementi chimici sulla base del loro numero atomico Z. È organizzata in gruppi e periodi.
Ogni gruppo raccoglie elementi con caratteristiche simili e corrisponde a una colonna della tavola; tutti gli elementi che ne fanno parte sono caratterizzati dalla stessa disposizione degli elettroni intorno al nucleo, hanno cioè la stessa configurazione elettronica.
I periodi invece, che corrispondono alle righe, vedono gli elementi disposti secondo il loro numero atomico, dal più basso al più alto.
Nella tavola periodica gli elementi chimici si distinguono in metalli, non metalli e gas nobili; i metalli si dividono dai non metalli grazie a una linea di separazione molto netta, gli elementi a sinistra della linea sono metalli, quelli a destra sono definiti non metalli. L’ultimo gruppo, il 18°, raccoglie i gas nobili come il neon, elementi chimici gassosi incolori e inodori presenti in piccole quantità nell’atmosfera, caratterizzati da una elevata stabilità chimica, hanno cioè la tendenza a non reagire.
Consegna a ciascuno dei tuoi studenti la copia di una tavola periodica, raccontando loro di come esistano diversi tipi di metalli, ordinati nella tavola periodica in gruppi differenti; chiedi loro di associare a ogni gruppo di metalli un colore diverso e di evidenziarli sulla tavola periodica seguendo queste indicazioni:
Curiosità. UN PO’ DI STORIA
Un tempo si credeva che l’atomo fosse la parte più piccola di ogni elemento esistente in natura. Verso la fine dell'Ottocento alcuni scienziati dimostrarono che l'atomo non era indivisibile, ma a sua volta era composto da particelle più piccole. In particolare ogni atomo è composto da un nucleo costituito da particelle cariche positivamente, chiamate protoni, e da particelle prive di carica, dette neutroni.Intorno al nucleo, inoltre, ruotano particelle cariche negativamente chiamate elettroni.
Il numero atomico Z, utilizzato da Mendeleev per costruire la tavola periodica, rappresenta il numero di protoni che caratterizza ogni atomo di quell'elemento.
Hai mai sentito parlare di “età dei metalli”? È il nome con cui viene identificato un antichissimo periodo storico in cui gli uomini scoprirono e iniziarono a utilizzare i metalli per costruire i primi utensili, abbandonando quindi a poco a poco l'utilizzo della pietra. La scoperta che fece cambiare la storia fu casuale: i primitivi si accorsero infatti che alcune pietre, esposte al calore del fuoco, si scioglievano, portando alla luce le componenti metalliche.
Chiedi ai tuoi studenti di fare una piccola ricerca. Qual è la prima età, cioè la più antica?……………………
E in quale periodo l’uomo ha scoperto il ferro? ……………………………….
I primi metalli a essere impiegati furono quelli più teneri e malleabili, facili da lavorare anche allo stato puro, come il rame, l’oro e l’argento. L’età del rame è quindi la più lontana nel tempo, dal 4000 al 3000 a.C.
In seguito l’uomo primitivo scoprì la fusione, attraverso la quale riuscì a ottenere un materiale non esistente in natura, il bronzo, formato dalla fusione di due metalli: rame e stagno. Questa viene quindi chiamata età del bronzo (3000-1200 a.C.). Dal 1200 a.C. l’uomo scoprì la lavorazione del ferro, un metallo che per le sue caratteristiche di durezza e resistenza divenne quello di più largo impiego.
Durante il Medioevo i metalli vennero utilizzati per gli arnesi di contadini e artigiani, per la produzione delle armi da fuoco e la difesa dei soldati: elmi, scudi, guanti e spade, tutto era realizzato in ferro!
È solo con la rivoluzione industriale che le tecniche di lavorazione dei metalli vennero perfezionate e applicate in campi sempre più vasti, dall'architettura ai trasporti.
Curiosità. I CERCATORI D’ORO
Nel 1896 tre cercatori d’oro americani, risalendo il fiume Klondike in Canada, scoprirono casualmente alcuni ricchi giacimenti del prezioso metallo: fu l’inizio della famosa corsa all’oro, un fenomeno che portò in questo territorio migliaia di avventurieri provenienti da tutto il mondo. Servendosi di un semplice setaccio, i cercatori lavoravano pazientemente raccogliendo la ghiaia dal letto del fiume e sperando di trovare qualche pepita. In pochissimi anni furono prelevati da fiume Klondike quasi 400.000 kg d’oro!
Chiedi ai tuoi studenti di riflettere sulla situazione odierna. I metalli oggi vengono utilizzati, a seconda delle loro proprietà fisiche e chimiche, in qualsiasi campo: dalla medicina all'arte, dalla cucina alla meccanica… Si passa dalle posate in acciaio inossidabile ai cavi elettrici in rame, dai gioielli in platino e oro alle biciclette super-leggere in alluminio. Chiedi loro di guardarsi intorno: quanti oggetti di metallo vedono? E quali?
Curiosità. LE MONETE
Un tempo le merci si vendevano o si scambiavano secondo le regole del baratto: si utilizzavano a questo scopo conchiglie, denti di cane, animali o gettoni di terracotta. È durante l’età del ferro che fa la comparsa la prima moneta, realizzata in oro o argento; una moneta d’oro valeva cinque pecore, o due cavalli, o trenta sacchi di grano.
La prima moneta metallica italiana fu la Lira, ideata nel 794 dal sistema monetario di Carlo Magno e diventata legale solamente nel 1862. La prima Lira era d’oro, argento o rame; in seguito venne sostituita da nichel, acciaio e alluminio.
Dal 1 gennaio 2002 la Lira è stata ritirata dalla circolazione e sostituita con l’Euro. Le monete da 1 e 2 euro sono realizzate in rame, nichel e ottone; le monete più piccole, i centesimi, sono in acciaio placcato rame, e per questo appaiono di colore “rossastro”.
Coinvolgi gli studenti chiedendo loro di fare un’intervista ai loro nonni. Dovranno porre queste domande:
ROCCE, MINERALI & CO.
Da dove vengono i metalli? I metalli si trovano in natura! Più precisamente all'interno dei minerali presenti sul pianeta, nella crosta terrestre, spesso come piccoli frammenti oppure legati tra loro. Per questo motivo molti minerali, in alcuni casi anche le rocce costituite da quei minerali, prendono il nome dai metalli che contengono e da cui si estraggono.
La bauxite, ad esempio, è il nome di un minerale (e anche di una roccia) importantissimo per la produzione industriale dell'alluminio, perché ne contiene una elevatissima concentrazione.
Chiedi ai tuoi studenti di scoprire, con l’aiuto di internet o di un’enciclopedia, da quali minerali si ricavano questi metalli: ferro, rame, piombo, zinco, stagno.
Non tutti i materiali che noi chiamiamo metalli lo sono in realtà. Ritornando alle monete, ricordiamo che alcuni ‘metalli’ non si trovano nella tavola periodica, in particolare l’ottone e l’acciaio.
Questi materiali sono infatti delle leghe: una lega è una combinazione di due o di più elementi, di cui almeno uno è un metallo. Le leghe sono ideate solitamente per avere proprietà migliori rispetto a quelle dei loro componenti: ad esempio l'acciaio ha una resistenza maggiore del ferro, il suo componente principale, e l'ottone è più duro del rame e più bello dello zinco.
Curiosità: PREZIOSO COME… L’ALLUMINIO
I più grandi giacimenti di bauxite si trovano nelle aree tropicali e subtropicali come Australia, Guinea, Giamaica,India ma anche negli USA, nel nord della Russia, in Ungheria e nella ex - Jugoslavia. In Italia si hanno giacimenti di modeste dimensioni in Puglia, in Basilicata e in Abruzzo.
Proviamo a guardarci attorno: di alluminio è veramente pieno il mondo. Lo troviamo in casa, in televisori e computer, in pentole, posate e accessori vari che trovano posto in cucina, per non parlare degli imballaggi che avvolgono gli alimenti che consumiamo quotidianamente: i coperchi dello yogurt, i tappi dell’acqua minerale, gli involucri dei cioccolatini, ecc. È poi diffusissimo nella fabbricazione dei mezzi di trasporto: lo troviamo, per esempio, nei treni e nelle auto, negli aerei e nelle navi, nelle biciclette super-leggere, ma anche i caschi e le tende da campeggio utilizzano largamente questo metallo resistente e leggero, adatto a trasportare e a essere trasportato.
E non tutto l’alluminio si può vedere: sono in alluminio, ad esempio, i cavi che trasportano l’energia, e persino i fili elettrici che corrono invisibili nelle nostre case e che ci permettono di accendere la luce dentro le lampadine.
Per le sue eccezionali doti di duttilità, leggerezza e resistenza, infatti, l’alluminio è tra i metalli più utilizzati; la produzione mondiale è passata dai 45 kg del 1886 ai 5 milioni di tonnellate del 2015!
Curiosità: PIÙ DI 200 ANNI DI ETÀ…UN MATERIALE GIOVANISSIMO
L’alluminio è stato scoperto nel 1807 dall’inglese Davy. La roccia da cui estrarlo venne individuata nel 1821 aLes Baux, da cui deriva il nome di bauxite. Solo nel 1845 il prof. Friedrich Woehler riuscì a isolare particelle di alluminio puro della grandezza di una capocchia di spillo, e in quella occasione fu più semplice determinare anche le principali caratteristiche, come la densità, la conduttività e la resistenza alla corrosione.
FERRO
Il ferro è uno dei metalli più diffusi e abbondanti in natura ed è il più importante nell’industria. Si trova raramente allo stato libero, perciò viene estratto dai suoi minerali con processi metallurgici. Allo stato puro il ferro non è praticamente utilizzato, mentre sono largamente impiegate le sue leghe di ferro e carbonio, i diversi tipi di acciaio.
ACCIAIO
L’acciaio è una lega di ferro e carbonio, ha una buona resistenza meccanica a tutte le sollecitazioni (trazione, compressione), è facilmente lavorabile, è duttile e malleabile e facilmente saldabile. Gli aspetti negativi sono la difficoltà nel processo di fusione e la facilità con cui si corrode. Esistono molti tipi di acciaio, che si dividono in comuni e speciali: quelli comuni si differenziano solo per il contenuto di carbonio; quelli speciali contengono, oltre a ferro e carbonio, anche altri elementi.
RAME
Il rame è stato il primo metallo usato dall’uomo. Nell’industria moderna è, dopo le leghe di ferro e l’alluminio, il metallo di maggiore importanza. La metallurgia del rame è piuttosto complessa. Il primo prodotto che si ottiene dai forni prende il nome di metallina nera, che contiene rame in una percentuale del 30-50 %; la metallina nera viene trasformata in rame grezzo o nero, dal quale si può ottenere un prodotto puro. Il rame è un ottimo conduttore di calore e di elettricità, è molto malleabile e duttile, difficilmente fusibile, resiste bene alla corrosione.
MAGNESIO
È il più leggero tra tutti i metalli impiegati nell’industria, è duttile e malleabile. È l’elemento base delle leghe ultra-leggere.
PIOMBO
Fra i metalli comuni è il più pesante, è tenero e si lascia scalfire facilmente, ha una bassa resistenza meccanica; è malleabile ma poco duttile; conduce poco il calore e l’elettricità.
NICHEL
Il nichel si trova allo stato nativo nelle meteoriti. È inalterabile all’aria, molto duttile e malleabile. Allo stato puro viene usato per rivestimenti protettivi.
TITANIO
È leggero, con buone caratteristiche meccaniche, resistente alla corrosione e alle temperature molto elevate. È un metallo piuttosto costoso perché di difficile preparazione. Le leghe di titanio vengono usate nell’industria aerospaziale per le strutture e i motori. La lega titanio-tungsteno è adoperata per i filamenti delle lampadine elettriche.
MERCURIO
È l’unico metallo liquido a temperatura ambiente. La sua grande proprietà è quella di riuscire a sciogliere molti metalli come oro, argento e piombo. Trova impiego nella costruzione di apparecchi scientifici, lampade a vapori di mercurio, valvole ecc.
ORO
Si trova libero in rocce quarzifere, in depositi alluvionali ed è presente nelle sabbie di molti fiumi e torrenti; si può presentare sotto forma di pagliuzze o pepite. È un metallo molto duttile e malleabile, non si ossida all’aria, ha un’ottima conducibilità elettrica. L’oro puro è usato per ricoprire altri metalli. In lega con l’argento e il rame, che gli conferiscono durezza e resistenza, è impiegato in oreficeria. La proporzione di oro nella lega si esprime in carati o in millesimi.
ARGENTO
Si può trovare in natura in masse laminari o filamentose; la maggior parte viene però estratta dai suoi minerali. È molto duttile e malleabile ed è il miglior conduttore di calore e di elettricità. Per aumentarne la resistenza e la durezza viene spesso legato al rame. È usato per rivestire altri metalli o leghe e per la fabbricazione di posate, medaglie, ecc.
I METALLI PESANTI
Rame, piombo, mercurio e zinco sono considerati metalli pesanti, così come in generale molti dei metalli di transizione, quindi gli elementi con alta massa atomica e densità.
Questi elementi sono ‘pesanti’ anche per la salute dell’uomo e per l’ambiente. Infatti tendono a depositarsi nel suolo e nei corsi d’acqua, possono contaminare gli alimenti diventando tossici per l’uomo, sono dispersi nell’aria dai veicoli e dalle industrie e arrivano nel terreno con le piogge. Si trovano inoltre nei fertilizzanti e nei pesticidi e in molti prodotti di uso comune.
ORO, ARGENTO E…
Anelli d’oro, bracciali d’argento, orecchini di platino… cosa sono i “metalli preziosi”? Sono tra i metalli più rari sul nostro pianeta e vengono spesso utilizzati nel campo dell’arte e dell’estetica. Tra tutti i metalli preziosi, il platino è sicuramente il più pregiato: è il più raro, il più puro, il più resistente, è il più importante da ogni punto di vista; ed è il più difficile da lavorare, quindi è il più costoso.
Curiosità
Quando si parla di arte, non si deve pensare solo ai metalli preziosi. Nel 1300 nasce in Europa la tecnica del ferro battuto: colpito ancora caldo si otteneva la forma desiderata (cancelli, maniglie ad anello per le porte di castelli, lanterne, ecc.). Anche tante opere artistiche monumentali sono state realizzate con un metallo, pensate alla Torre Eiffel a Parigi: per costruirla ci sono volute più di 10.000 tonnellate di ferro!
Curiosità: I BRONZI DI RIACE
Il 16 agosto 1972 un giovane sub di Roma si immerse nel Mar Ionio a 300 m dalle coste di Riace, in provincia di Reggio Calabria, e ritrovò casualmente, a 8 m di profondità, le statue di due guerrieri che diventeranno famose in tutto il mondo come i Bronzi di Riace. Queste statue, alte circa 2 m e realizzate probabilmente intorno al V sec. a.C., sono pervenute in eccezionale stato di conservazione e sono considerate tra i capolavori scultorei più significativi dei grandi maestri scultori del mondo greco classico.
Oggi i Bronzi si trovano al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria e sono diventati uno dei simboli della città stessa.
Tutti i metalli sono facilmente recuperabili grazie alla fusione, che li riporta allo stato di materia prima. Per questo diventa molto importante raccoglierli separatamente con la raccolta differenziata e recuperarli.
La maggior parte dei rifiuti metallici è costituita da oggetti in alluminio. Nonostante l'alluminio sia il terzo elemento più abbondante sulla crosta terrestre, dopo ossigeno e silicio, è molto raro in forma libera; si trova in genere mescolato ad altri elementi chimici e il processo di estrazione e di separazione è molto complesso e costoso.
Per questo motivo è così importante raccoglierlo in modo differenziato. Prima di tutto l’alluminio è riciclabile all'infinito: infatti la sua composizione chimica, e quindi anche le sue caratteristiche, durante la rifusione non mutano. Inoltre recuperare alluminio significa risparmiare oltre il 95% dell’energia richiesta per produrlo dalla materia prima. Oggi quasi il 40% della produzione mondiale di alluminio proviene da metallo recuperato.
Da molti anni, ormai, l’industria italiana del riciclo dell’alluminio detiene una posizione di rilievo nel panorama mondiale per quantità di materiale riciclato. Il nostro Paese è infatti terzo al Mondo assieme alla Germania dopo Stati Uniti e Giappone: circa il 90% dell’alluminio prodotto in Italia proviene dal riciclo!
Un’altra categoria di rifiuti metallici che sempre di più vengono recuperati è quella dei metalli nobili che si trovano all'interno dei RAEE, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, ovvero tutti rifiuti derivanti da dispositivi che per il loro funzionamento utilizzano energia elettrica.
Secondo l’ONU nel 2014 nel mondo sono stati prodotti dai 20 ai 50 milioni di tonnellate di rifiuti hi-tech, contenenti 320 tonnellate d’oro e 7200 d’argento per un valore di oltre 15 miliardi di euro!
Al momento, però, la maggior parte di questi metalli preziosi non viene recuperata. In Europa ogni anno vengono prodotti 10 milioni di tonnellate di RAEE e solo il 33% di questi viene riciclato. Il primo passo per il recupero dei metalli preziosi dai rifiuti naturalmente è il corretto smaltimento dei dispositivi elettronici caduti in disuso: una volta che questi sono arrivati nelle discariche, le diverse componenti devono essere separate per essere recuperate.
Dai dispositivi elettronici si possono recuperare diversi materiali: materie plastiche, rame, oro, ferro e acciaio, alluminio, palladio e argento. Per recuperare questi elementi in Italia si utilizzano principalmente tre sistemi:
Queste ultime sono particolarmente interessanti perché permettono di ottenere metalli di elevato grado di purezza con un basso impatto ambientale: contrariamente ad altri sistemi, infatti, la tecnica dell’ENEA permette di operare a basse temperature, con basse emissioni nell'ambiente. Per ogni tonnellata di schede elettroniche si possono ottenere metalli per 10.000 euro!
Nei comuni gestiti da Clara Spa i diversi imballaggi in metallo (lattine, bombolette spray, vaschette e pellicole in alluminio ecc.) vengono raccolti (insieme agli imballaggi in plastica) porta a porta tramite l’apposito sacco giallo fornito da Clara o, per i condomini e le attività produttive, tramite bidone giallo.
Per maggiori informazioni visitare il sito: www.clarambiente.it
Appellativo: nome alternativo, soprannome.
Atomo: è considerato l'unita più piccola e indivisibile di un materiale.
Chilowattora (kWh): unita di misura dell’energia che consumiamo in casa nostra, è l’unità usata sulla comune bolletta della luce o del gas.
Compressione: significa premere, spingere con forza.
Conduttore: materiale in grado di far scorrere corrente in modo veloce al suo interno.
Display: è un monitor, un piccolo schermo in cui si leggono numeri e lettere.
Duttile: materiale che può essere facilmente ridotto in lamine o fili sottili senza rompersi.
Elemento chimico: sostanza semplice composta da atomi con uguale numero e disposizione degli elettroni.
Enzimi: proteine in grado di velocizzare le reazioni chimiche.
Filamentoso: qualsiasi cosa sia sottile e allungata come un filo.
Fusibile: in grado di essere sciolto, di fondere facilmente.
Informatica: materia che studia il funzionamento e le caratteristiche dei computer.
Laminari: qualsiasi cosa sia sottile e stretta.
Liquido: si dice di un corpo fluido che occupa uno spazio proprio, ma che prende la forma dell’oggetto che lo contiene.
Malleabile: sostanza solida che può essere ridotto a lamine senza subire rotture.
Massa atomica: è il peso di un atomo di un determinato elemento chimico.
Monoatomica: sostanza che nella propria struttura chimica ha solo un atomo.
Ossidare: far combinare un metallo con l'ossigeno.
Peso specifico: il peso di un campione di materiale diviso per il suo volume.
Punto di fusione: è la temperatura a cui un solido cambia il suo stato diventando liquido.
Radioattivo: nucleo instabile che emette radiazioni.
Saldabili: si dice di una cosa che si può riunire, riattaccare.
Scalfire: è quell’azione per cui si incide, si graffia qualcosa.
Solido: materiale che ha forma propria, è incomprimibile, rigido e presenta un proprio volume.
Trazione: è l’azione del trascinare, tirare qualcosa.
Il vetro è prezioso, non lo gettare
perché nuovo vetro può diventare.
Raccogli bottiglie, bicchieri e vasetti,
anche se sono rotti saranno perfetti
per fare il vetro senza sprecare
e soprattutto senza inquinare.
Scrivere insieme alla lavagna (o su di un cartellone) divisa in due parti quali sono i pro e i contro dell'uso del vetro.
Fai una ricerca sulla storia del vetro, come è stato scoperto e come veniva usato in passato.
Cerca insieme ai tuoi compagni i vari tipi di vetro esistenti.
Trasparenza, compattezza, impermeabilità̀ ai liquidi, ai gas, ai vapori e ai microrganismi, sterilizzabilì e perfetta compatibilità̀ ecologica grazie alla possibilità̀ di riciclo per un numero infinito di volte. Queste le eccezionali caratteristiche intrinseche del vetro, interamente costituito da sostanze naturali. La struttura senza alcuna organizzazione spaziale (amorfa) è tipica dello stato liquido, in effetti un vetro deriva da una solidificazione senza cristallizzazione: si tratta sostanzialmente di un liquido sottoraffreddato, la cui viscosità aumenta fino a poter considerare solido il materiale. Possiamo quindi dire che il vetro è un liquido ad altissima densità. I vetri tradizionali sono ottenuti per fusione di minerali cristallini, risultano perciò composti da ossidi inorganici in proporzioni variabili. Il componente principale è la silice, SiO2, a cui vengono aggiunti degli additivi che permettono di ottenere determinate caratteristiche. Le differenze di resistenza e di colore tra i vari vetri dipendono dalla presenza di ulteriori sostanze nella pasta vetrosa. Il vetro indicato con il nome pirex, per esempio, che resiste alle brusche variazioni di temperatura ed è usato per produrre stoviglie da cucina, è ottenuto aggiungendo boro alla pasta vetrosa.
L’aggiunta di ferro produce invece una colorazione verde, tipica dei primi vetri di cui ci è giunta traccia, per via delle impurità di ferro presenti nella sabbia utilizzata.
La sabbia silicea è un tipo di sabbia che nasce, con il passare del tempo, dall’erosione dei letti dei fiumi. Il materiale eroso viene quindi trasportato dalle correnti e “limato” sempre più, assumendo una forma sferica, di dimensioni sempre inferiori.
Più comunemente questa sabbia è conosciuta come sabbia bianca o di quarzo, dato che il biossido di silicio si trova solitamente nel quarzo, uno dei minerali più abbondante sulla Terra.
È dunque una sabbia molto presente sulla Terra, ma non l’unica, poiché vi sono sabbie derivanti anche da altri tipi di roccia e minerale. Basta confrontare la sabbia di due spiagge diverse per rendersi conto che può avere diverse granulometrie e composizioni: il colore e la percezione al tatto sono due buoni indicatori di ciò.
Infatti le sabbie si differenziano sia per la loro composizione chimica che per la loro costituzione fisica. Secondo il primo criterio possiamo distinguere:
sabbia silicea;
sabbia quarzifera;
sabbia ferrosa;
sabbia calcarea;
sabbia micacea;
sabbia glauconitica.
Riciclare il vetro, riduce il consumo delle materie prime necessarie: da 100 Kg di rottame di vetro si ricavano 100 Kg di prodotto nuovo, mentre occorrono 120 Kg di materie prime vergini per avere 100 Kg di prodotto nuovo. Un impiego dell'80% di frammenti vetrosi nella miscela vetrificabile porta a un'economia energetica del 25%, e ad una conseguente diminuzione delle emissioni di C02 del 40% rispetto al solo utilizzo di materie prime vergini.
L’ossidiana, il vetro naturale che si forma in prossimità dei vulcani, fu usato fin dall’antichità per produrre coltelli, punte di lance e altri utensili.
Secondo un’antica leggenda alcuni mercanti fenici, tornando dall'Egitto con un grosso carico di "natrum" (salnitro, soda), si fermarono una sera sulle rive del fiume Belo, in Siria, per riposare. Per preparare la cena presero alcuni blocchi di salnitro e vi accesero sotto il fuoco che continuò a bruciare per tutta la notte. Al mattino i mercanti videro con stupore che al posto della sabbia del fiume e della soda vi era una nuova materia lucente e trasparente: il vetro.
I primi oggetti di vetro, perline, sigilli e altri piccoli oggetti, furono prodotti intorno al XVI secolo a.C. in Mesopotamia. Nel VIII secolo a.C. i siriani iniziarono a produrre i primi contenitori, ampolle per profumi e unguenti. Nei secoli successivi il vetro si diffuse nel resto del Mediterraneo.
Nel 25 d.C. i romani inventarono la tecnica della soffiatura e il vetro divenne un materiale di uso comune. Sempre durante l’impero romano comparvero le prime finestre di vetro e iniziò l’uso del vetro colorato per la decorazione degli edifici.
Nel IV secolo nacque la tecnica della foglia d’oro con la quale una foglia d’oro incisa veniva racchiusa fra due strati di vetro per produrre dei medaglioni.
Durante il medioevo, nelle regioni del Reno, della Mosa, del Rodano e della Senna, la diffusione del vetro accompagnò la coltivazione dell’uva e la produzione del vino. Nel centro Europa nacque anche il vetro “teutonico”, verdastro.
Nel XIV secolo partì, a opera dei maestri vetrai veneziani, la produzione di lenti per occhiali e alla fine del XV secolo Venezia diventò il centro vetrario più grande del mondo. A Murano è attribuita, nel XVI secolo, l’invenzione dello specchio moderno, anche se la sua diffusione arriverà solo nel Settecento.
Verso la fine del 1600 nacque in Inghilterra il vetro al piombo, molto più brillante del vetro normale, e nel XVIII secolo fu introdotto in Boemia il vetro al potassio, noto come cristallo di Boemia.
Oggi il vetro è un materiale molto usato per le costruzioni, per l’oggettistica e per l’espressione artistica.
Individua il maggior numero possibile di campi di utilizzo della sabbia silicea.
Per produrre vetro nuovo occorre fondere insieme tre tipi di materiali:
A queste tre sostanze se ne possono aggiungere altre per dare al vetro delle caratteristiche particolari, come composti chimici di ferro e cromo per ottenere il vetro verde, composti a base di zolfo per il vetro giallo e composti del cobalto per il vetro azzurro.
Nella prima fase di produzione vengono miscelati tutti i materiali di base e la miscela è introdotta in un forno a temperatura elevatissima (1300-1600 °C). La pasta vetrosa ottenuta viene modellata in diversi modi (colata in stampi, oppure turata o ancora soffiata); a questo punto l’oggetto ottenuto viene ancora una volta portato ad alte temperature e poi lentamente raffreddato.
Riciclo recupero riuso
Il vetro che deriva dalla raccolta differenziata, prima di essere riciclato, deve essere trattato, per eliminare tutto ciò che non è vetro, le impurità. Prima vengono tolti manualmente gli oggetti più grandi estranei al vetro, poi si passa alla cernita della ceramica, della plastica, delle pietre e della porcellana, tutti materiali che rendono più difficile il riciclo. Si passa quindi alla frantumazione, tramite una macchina, che rompe tutti gli oggetti in piccoli pezzi. Il materiale così sbriciolato viene fatto passare sotto una calamita, per eliminare i residui metallici. Infine, i materiali leggeri come la carta o i pezzetti di legno, vengono aspirati.
Gli ultimi residui sono rappresentati dalle sostanze contenute inizialmente nel contenitore di vetro, che vengono eliminate dall’ultimo passaggio: il lavaggio. Da questo momento il vetro, chiamato rottame di vetro pronto al forno, viene fuso in una normale vetreria.
Oggetti da non gettare insieme al vetro
Bicchieri
Oggetti di cristallo (bicchieri, lampadari, centrotavola)
Contenitori in vetroceramica
Oggetti in ceramica e porcellana
Specchi
Vetri delle finestre
Finestrini di automobili
Vetri di fari e fanali delle auto
Confezioni in vetro di farmaci
Lampade al neon
Lampadine
Schermi tv
Per i rifiuti in vetro rimane valida la raccolta stradale tramite le tradizionali campane. Nel solo centro storico di Comacchio, la raccolta del vetro viene effettuata porta a porta mediante l’utilizzo di appositi bidoncini di colore verde consegnati alle famiglie e tramite bidoni carrellati per i condomini.
Per maggiori informazioni visitare il sito: www.clarambiente.it
Affinaggio: tecnica che permette di rimuovere le bolle di gas all’interno della miscela di vetro fuso.
Canna da soffio: tubo di ferro cavo utilizzato per la soffiatura e per la modellazione del vetro a mano libera e a stampo.
Cristallo: vetro trasparente di ottima qualità e molto rinomato usato per vetreria di lusso e strumenti scientifici.
Dicromatico: vetro che cambia colore a seconda della direzione da dove lo si guarda.
Formatura:procedimento che trasforma la goccia di vetro fuso in un contenitore attraverso l’utilizzo di uno stampo.
Lucidatura: operazione eseguita per rendere lucida e brillante la superficie del vetro.
Murrina: piccolo oggetto di vetro che imita una pietra preziosa.
Pasta vetrosa: miscela di sabbia silicea, soda e calcio fusi insieme.
Recupero: utilizzo di un oggetto cambiando la funzione per la quale è stato costruito, magari apportando anche piccole modifiche all’oggetto stesso. Ritagliare dei pezzetti di carta patinata colorata per usare la tecnica del collage è un esempio di recupero. Per recupero energetico, invece, s’intende bruciare materiali, magari non più riciclabili, in un apposito impianto e trasformare il calore prodotto in energia elettrica.
Riciclo: processo che trasforma un rifiuto nella materia prima (in questo caso materia prima-seconda) per produrre altri oggetti uguali o anche completamente diversi. Un foglio di carta può diventare un altro foglio o una scatola di cartoncino per la pasta.
Rifiuto: qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi (dalla normativa ambientale).
Riutilizzo: utilizzo dello stesso oggetto più volte, senza cambiare la sua funzione originaria. Riutilizzare un foglio fotocopiato, ad esempio, significa semplicemente utilizzarne il retro, quando è bianco, per prendere appunti.
Soffiatura: antica tecnica manuale, ancora usata a Murano, che consiste nel soffiare aria, attraverso una canna da soffio, dentro a una pallina di vetro fuso racchiusa in uno stampo.
Stampo: strumento in ferro, bronzo o legno, usato per modellare l’oggetto di vetro.
La natura non produce rifiuti. Gli animali e le piante vivono nell'ambiente interagendo tra loro all'interno di un ciclo naturale perfettamente equilibrato nel quale tutte le sostanze organiche non più legate alla vita vengono decomposte e reintegrate nel ciclo. L’elemento veramente importante in questo ciclo si chiama humus.
Ecco le proprietà chimiche e fisiche che lo rendono così prezioso:
Curiosità: rifiuti organici e sostanze organiche sono sinonimi?
No, per sostanze organiche in chimica si intendono i composti del carbonio (a parte alcune eccezioni).
Per esempio la plastica è una sostanza organica, ma non è un rifiuto organico perché non è biodegradabile e non contiene un’alta percentuale di acqua.
Nell'epoca odierna, anche chiamata era dell’usa e getta, vengono prodotti moltissimi rifiuti spesso difficilmente smaltibili. Fino a 60-70 anni fa nelle case dei nostri nonni e bisnonni venivano prodotti al contrario pochi rifiuti! Quando le cose di casa si rompevano venivano riparate, i pochi rifiuti organici prodotti venivano utilizzati come mangime per gli animali o per fertilizzare l'orto.
Nel Medioevo c'era l'abitudine di lanciare i rifiuti direttamente fuori dalle finestre e per risolvere il problema venivano utilizzati alcuni maiali-spazzini lasciati liberi di scorrazzare per le strade. Da questo possiamo dedurre che la maggior parte dei rifiuti prodotti era organica.
Quando i nostri antenati vivevano nelle caverne i rifiuti erano composti soprattutto da resti di animali, utensili e armi non più in uso.
Quando si parla di rifiuti organici e di trasformazione, i protagonisti sono i decompositori!
I decompositori, ultimo anello della catena alimentare, sono piccoli organismi che degradano e smantellano i rifiuti organici depositati sulla lettiera.
La loro attività è estremamente importante: essi si nutrono di rifiuti o resti di altri organismi trasformandoli in elementi minerali che vengono poi rilasciati nel terreno e assorbiti dalle piante… e il ciclo naturale ricomincia.
Per semplificare lo studio di tutti gli organismi che popolano l'ecosistema suolo si divide questo gruppo in due categorie: microflora e pedofauna.
Microflora
All'interno di questo gruppo sono contenuti tutti gli organismi che non sono osservabili direttamente, ma richiedono metodi colturali e molecolari per l'identificazione e la caratterizzazione. In questo gruppo si trovano i batteri, i funghi e le alghe che svolgono funzioni biochimiche fondamentali per il funzionamento dell'ecosistema.
I batteri sono organismi costituiti da una sola cellula che svolge vita autonoma. Sono tra i principali organismi decompositori: degradano le sostanze organiche fino a liberare nell'ambiente molecole semplici utilizzabili dagli altri esseri viventi. Il loro ruolo è fondamentale: senza i batteri decompositori le sostanze che permettono la vita non sarebbero più reperibili nell'ambiente.
I funghi sono organismi generalmente pluricellulari. Il loro ruolo in natura è quello di decomporre il materiale organico e renderlo disponibile in forma di concime. Per farlo crescono e proliferano in quasi tutti gli ambienti, alla luce del sole o al buio. In funzione del regime alimentare, i funghi possono essere saprofiti, parassiti o simbionti. I funghi saprofiti rientrano nella categoria dei decompositori e la loro importanza è legata alla capacità di alcuni di essi di decomporre molecole molto complesse come la lignina, uno dei principali costituenti del legno, e tessuti vegetali in generale.
Rispetto a funghi e batteri, le alghe sono presenti i quantità molto ridotte nel suolo. Le troviamo negli strati più superficiali dove svolgono importanti funzioni attraverso l’emissione di sostanze stimolanti o inibitrici.
Pedofauna
Gli animali che popolano il suolo possono essere di piccole, medie o grandi dimensioni; svolgono un'intensa attività di frammentazione della lettiera, che favorisce la decomposizione della sostanza organica poiché aumenta la superficie di attacco da parte della microflora.
La pedofauna può in alcuni casi contribuire alla mineralizzazione di alcuni composti organici: infatti ingerendo i residui vegetali alcune molecole più semplici possono essere decomposte.
E’ evidente che l'attività di detritivori e decompositori è alla base della formazione dell'humus. Essi rivestono un ruolo fondamentale nella conservazione della fertilità dei suoli.
Gli organismi della pedofauna
Curiosità
Cosa sono i lombrichi? I lombrichi vengono chiamati anche “vermi di terra”. Sono animali invertebrati perché non hanno lo scheletro
Come sono fatti? Hanno il corpo molle, lungo e sottile, di forma cilindrica, formato da numerosi anelli o segmenti, senza zampe e dotato di forte muscolatura, grazie alla quale possono avanzare nel terreno. Si muovono a zig zag contraendo i muscoli e strisciando. Somigliano a piccoli serpenti senza occhi e senza orecchie, con estremità uguali a forma di fuso. Sei mai riuscito a riconoscere la testa di un lombrico?
Quali sono le loro abitudini? Vivono sotto terra. Penetrano nel terreno scavando gallerie fino a 8 metri di profondità.
Sono utili? I lombrichi sono lavoratori infaticabili. La loro testa muscolosa spinge la terra con una forza impressionante e scava in continuazione gallerie. Un lavoro enorme che contribuisce ad aerare il suolo, a mescolare i residui vegetali e gli strati di terra e a favorire la formazione di un terreno fertile.
Cosa mangiano? I lombrichi ingoiano la terra umida che contiene minuscoli detriti di piante e di animali decomposti molto nutrienti. Li digeriscono, tornano in superficie e rigettano a spirale la terra che hanno digerito.
Che cos'è il compost? Ne hai mai sentito parlare?
La parola compost deriva dal latino compositum che significa “composto da più materiali”. Dal termine compost nascono molte parole: compostaggio, composter, ecc. Il compost nasce dal riciclo dei rifiuti organici.
La giusta raccolta!
Tutti i resti organici della cucina e quelli del giardino, se sono in piccole quantità, vanno conferiti nel cassonetto FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani. Impariamo anche alcune eccezioni:
Il compostaggio industriale
Vediamo in breve la lavorazione che subiscono i nostri rifiuti organici una volta portati agli impianti di compostaggio. Di seguito le fasi di produzione del compost.
Curiosità: che differenza c'è tra compost e humus?
Non possiamo parlare di una vera differenza in quanto il compost non è altro che un materiale organico ricco di humus. La differenza è nei processi di formazione. L'humus è il prodotto finale della decomposizione degli scarti del ciclo naturale. Il compost deriva invece dagli scarti organici prodotti dall'uomo, dalla decomposizione di quelli che possiamo definire rifiuti organici.
Curiosità: come sappiamo quando il compost è pronto?
Le temperature del cumulo si abbassano sino a raggiungere i valori dell'ambiente, il compost è di colore scuro e ha un buon profumo di terriccio. Altri indizi che ti possono aiutare... non riconosci più gli scarti di partenza, a parte quelli più duri e grossolani, e gli ospiti della compostiera (lombrichi e moscerini) sono quasi assenti.
Dopo 2-4 mesi il compost è fresco. Non è ben stabile perché rilascia velocemente i suoi elementi nutritivi e può essere utilizzato nell'orto molto in anticipo su semina e trapianto.
Dopo 5-7 mesi il compost è pronto, è stabile e lo possiamo utilizzare nell'orto e nel giardino anche poco prima di semina e trapianto.
Dopo 8-12 mesi il compost è maturo. E’ molto stabile, può essere messo a contatto con le radici e utilizzato in vasi fioriti e risemine di prati.
Curiosità. l’amido di mais e le sue infinite potenzialità
Dall'amido è possibile ottenere non solo bottiglie biodegradabili, ma anche shopper per la spesa, sacchi e fodere per la raccolta differenziata, contenitori alimentari (piatti), bastoncini cotonati, pannolini, giochi per bambini, agli ossi per cani, roditori e altri animali domestici.
Nei comuni gestiti da Clara Spa il rifiuto organico è raccolto porta a porta, mediante l’utilizzo degli appositi sacchetti in mater – bi, pattumiera aerata sottolavello e bidoncino marrone con chiusura antiintrusione da esporre. CLARA spa attribuisce a coloro che scelgono di smaltire tramite il compostaggio i propri rifiuti organici una riduzione della parte variabile della Tariffa (precisata nel Regolamento Comunale di gestione dei rifiuti). Per aderire volontariamente all’iniziativa è sufficiente possedere una compostiera, anche costruita artigianalmente, purché rispondente ai requisiti previsti dal regolamento oppure richiederla a CLARA in comodato d’uso. Si dovrà poi compilare e firmare il modulo di adesione e farlo pervenire agli uffici CLARA, anche via fax o email.
Per maggiori informazioni visitare il sito: www.clarambiente.it
Biodegradabile: una sostanza è biodegradabile quando, grazie all'azione di microrganismi, si scompone in sostanze più semplici. In parole più semplici significa che si decompone ovvero marcisce.
Drenante: da drenare, cioè asportare l'acqua da un terreno allagato.
Lettiera: è la mistura di sostanze organiche morte situate sulla superficie del suolo, come rami, foglie e animali.
Mineralizzazione: sostituzione degli elementi organici con sostanze minerali che avviene generalmente a opera di microrganismi e funghi.
I rifiuti elettronici (ed elettrici) sono ciò che rimane delle AEE, Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, “le apparecchiature che dipendono, per un corretto funzionamento, da correnti elettriche o da campi elettromagnetici e le apparecchiature di generazione, di trasferimento e di misura di queste correnti e campi e progettate per essere usate con una tensione non superiore a 1000 volt per la corrente alternata e a 1500 volt per la corrente continua”. (D. Lgs. 49/2014)
Non necessariamente questi rifiuti sono non funzionanti, specialmente se si tratta di materiali elettronici, per i quali la tecnologia avanza a passi da gigante giorno per giorno rendendo obsoleti alcuni materiali anche con appena pochi mesi di vita!
Vengono comunemente denominati con l’acronimo RAEE (Rifiuti da apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) o con il termine e-waste, derivante dall’inglese Waste of electric and electronic equipment (WEEE).Lo stesso decreto legislativo del 2014 individua 10 grandi categorie di AEE, ciascuna delle quali comprende numerosi oggetti di uso comune:
Curiosità
Le apparecchiature di illuminazione costituiscono la tipologia di RAEE più numerosa: circa l'80% di tutti RAEE per numero di pezzi. Si classificano in:
- Sorgenti luminose (tubi fluorescenti, lineari e non; lampade fluorescenti compatte non integrate; lampade fluorescenti compatte integrate a risparmio di energia; lampade a scarica ad alta intensità, ad alta o bassa pressione, escluse lampade a incandescenza e ad alogeni);
- Apparecchi di illuminazione (ossia lampadari, plafoniere, ecc.).
In principio fu...
I RAEE sono rifiuti relativamente recenti, nati con l’avvento della tecnologica o con alcune importanti scoperte. Negli anni le apparecchiature elettriche ed elettroniche di cui ci circondiamo vanno sempre più aumentando, non possiamo più farne a meno. Pensiamo anche solo al cellulare!
Ma non è sempre stato così e in generale esistevano in modo separato i materiali di cui sono costituite, quasi principalmente metalli.
Curiosità. Da quali materiali è composto il telefono cellulare e da dove provengono questi materiali?
Anche se i telefoni cellulari sono in uso al pubblico più ampio soltanto da poco più di un decennio, oggi non possiamo più immaginare una vita senza. Alla fine del 2011 nel mondo erano in uso già circa 6 miliardi di telefoni cellulari. In Slovenia e in Italia sono in uso più di due cellulari a testa. La grande domanda per questi oggetti e il loro sviluppo continuo hanno quindi comprensibilmente contribuito all’aumento del consumo delle risorse naturali e all’aumento della quantità di rifiuti, anche pericolosi. I telefoni cellulari sono fatti di diversi materiali. Normalmente circa il 40% del telefono è fatto di plastica e il 20% di ceramica e tracce di altri elementi. Nelle leghe troviamo il rame, l’oro, il piombo, il nichel, il berillio, lo zinco e altri metalli. I cristalli liquidi dello schermo contengono il mercurio, che è tossico. Le batterie contengono nichel, cobalto, cadmio, zinco e rame. Anche i fili sono di rame. La plastica viene usata per il pannello del circuito, per parte dell’involucro e dello schermo e del carica batterie.
Coinvolgi i tuoi studenti chiedendo loro di elencare i materiali che costituiscono un cellulare. Dopo averli scritti tutti alla lavagna elenca realmente i tanti materiali meno visibili di cui è costituito.
La fabbrica delle AEE
Le apparecchiature elettriche ed elettroniche contengono materiali altamente tossici. Questa tossicità viene contemplata nella Direttiva 2002/95 CE, detta anche RoHS (Restriction of Hazardous Substances Directive), sul divieto di utilizzo di materiali nocivi. I materiali contemplati nella citata direttiva sono:
Le concentrazioni massime di tutti questi elementi sono 0,1% (tranne il cadmio che è limitato a 0,01%) del peso di materiale omogeneo. Ciò significa che i limiti non si applicano al peso del prodotto finito, o persino a un componente, ma a tutta la singola sostanza che potrebbe essere separata meccanicamente. Per esempio la guaina isolante di un cavo elettrico che compone l’apparecchio elettronico.
Un grande passo avanti è il DM 10 giugno 2016 n. 140, previsto dall'articolo 5D.Lgs. 49/2014, di attuazione della direttiva 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), che disciplina misure generali per promuovere la cooperazione tra produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) e recuperatori di rifiuti e sostenere il mercato dei materiali riciclati.
Il DM stabilisce che i produttori devono implementare strategie per facilitare le operazioni di riuso e riciclo delle AEE, per esempio privilegiando materiali riciclabili e biodegradabili, limitando quantità e varietà dei materiali utilizzati e ottimizzandone il disassemblaggio.
Pensando ad alcuni metalli o materiali, come piombo, mercurio, rame, zinco, nichel e altri a tua scelta, fai elencare ai tuoi studenti quanti più oggetti vengono loro in mente. Ad esempio pensando al mercurio sicuramente il termometro.
Il piombo
Il piombo è usato nella saldatura dei componenti sui circuiti stampati e nei pannelli in vetro dei monitor (tubo a raggi catodici). Le leghe comunemente usate contengono 40% di piombo e 60% di stagno. Il piombo può causare problemi al sistema nervoso centrale e periferico, al sistema sanguigno e ai reni. Si sono riscontrati effetti negativi anche sul sistema endocrino e sullo sviluppo del cervello dei bambini. Il piombo ha, inoltre, gravi effetti anche sull’ambiente: sulle piante, sugli animali e sui microrganismi.
Il mercurio
Il mercurio viene utilizzato in particolari termostati e lampade a scarica di mercurio. Esso è usato soprattutto nella realizzazione di sensori (di posizione), relays, interruttori (ad esempio nei circuiti stampati e nelle attrezzature per misurazioni) e lampade a elettroluminescenza. Inoltre, esso è impiegato negli strumenti medici, nella trasmissione dei dati, nelle telecomunicazioni e nella telefonia mobile. Il mercurio è usato anche nelle batterie, negli interruttori e nei circuiti stampati. Quando il mercurio inorganico si diffonde nell'acqua si trasforma in mercurio metilato nei sedimenti dei fondali. Il mercurio metilato si accumula facilmente negli organismi viventi e particolarmente, attraverso la catena alimentare, nei pesci. Il mercurio metilato causa danni permanenti al cervello.
Il cadmio
Il cadmio si utilizza nelle batterie ricaricabili come protezione alla corrosione e usura di componenti metallici e in alcuni casi come pigmento o stabilizzante in vernici. Viene utilizzato inoltre in alcune componenti come nei resistori a chip SMD, nei rivelatori di infrarossi e nei semiconduttori. I tipi più vecchi di tubi a raggi catodici contengono cadmio. Inoltre, il cadmio è utilizzato come stabilizzatore di plastica. Anche i composti di cadmio sono classificati tossici: possono causare danni irreversibili alla salute. Il cadmio e i composti di cadmio si accumulano nel corpo umano, soprattutto nei reni, e vengono assorbiti con la respirazione e il cibo. Nell'arco di trentanni, il cadmio può facilmente accumularsi in quantità tale da provocare setticemia. Il cadmio causa vari e pericolosi effetti anche sull'ambiente.
Il cromo
Il cromo esavalente è un agente cancerogeno, usato in trattamenti di cromatura su componenti ferrosi e non ferrosi per evitare la corrosione e l’usura delle superfici. Il cromo VI può facilmente passare attraverso le membrane delle cellule ed essere assorbito provocando effetti dannosi alle stesse. Esso causa forti reazioni allergiche persino se assorbito in piccole concentrazioni come, ad esempio, la bronchite asmatica. Inoltre potrebbe causare gravi danni anche al DNA. I composti di cromo esavalente sono tossici anche per l’ambiente. Dall'incenerire spazzatura contenente cromo deriva la generazione di cenere inquinata anche di cromo che, fluttuando in aria, si diffonde nell'ambiente. Gli scienziati hanno, per questo, creato la convenzione secondo cui i rifiuti contenenti cromo non possono essere inceneriti.
Riciclo recupero riuso
In un triennio, dal 2013 al 2015, la raccolta dei RAEE ha registrato questi incrementi: + 7%, +24%, +37%. Sicuramente è una buona notizia considerando la pericolosità di molti dei componenti delle AEE e il fatto che i RAEE rappresentano la categoria di rifiuti in più rapido aumento a livello globale, con un tasso di crescita del 3-5% annuo, tre volte superiore ai rifiuti normali.
La crescente diffusione di apparecchi elettronici determina un sempre maggiore rischio di abbandono nell'ambiente o in discariche e termovalorizzatori (inceneritore), con conseguenze di inquinamento del suolo, dell'aria, dell'acqua e con ripercussioni sulla salute umana.
Telefonini, lettori musicali, televisioni, lettori dvd, decoder per il digitale terrestre, computer, per non parlare dei “soliti” elettrodomestici come frigoriferi e lavatrici, questi solo alcune delle tante AEE che ci circondano. E il rapido miglioramento della tecnologia ci spinge a sostituirle anche troppo frequentemente con modelli nuovi e in diversi casi più efficienti dal punto di vista energetico.
Spesso non sappiamo che farne, e accumuliamo quelli vecchi in casa, o peggio ancora li buttiamo nei cassonetti dell’indifferenziato, o addirittura li abbandoniamo per strada, senza pensare troppo alle conseguenze ambientali di questa nostra leggerezza. Non solo l’abbandono crea rischi di rilascio di sostante nocive nell'ambiente, ma impedisce il recupero di materiali come rame, ferro, acciaio, alluminio, vetro e metalli vari che possono essere riutilizzati per produrre nuovi apparecchi, evitando così l'utilizzo di nuove risorse e riducendo il nostro impatto sull'ambiente.
Eppure la normativa fornisce oggi degli strumenti molto semplici per smaltire correttamente gli apparecchi elettrici fuori uso e gli elettrodomestici più ingombranti, che possono, anzi devono, essere recuperati e opportunamente trattati per recuperare materiali utili per produrne di nuovi.
I RAEE vengono classificati in due grandi categorie, a seconda del loro uso in ambito domestico o professionale, stabilendo diversi percorsi di recupero e smaltimento:
- RAEE Domestici, utilizzati nelle case o assimilabili per uso anche se provenienti da altri ambiti;
- RAEE Professionali, provenienti da attività economiche o amministrative.
Per quanto riguarda il riciclo o recupero, la normativa individua 5 raggruppamenti di rifiuti hi-tech nei quali vengono smistati a seconda della loro tipologia e in base alle tecnologie necessarie al loro corretto trattamento:
• Raggruppamento R1 - freddo e clima (frigoriferi, condizionatori e scalda-acqua);
• Raggruppamento R2 - grandi bianchi (lavatrici, lavastoviglie, forni, piani cottura, ecc.);
• Raggruppamento R3 - tv e monitor;
• Raggruppamento R4 - piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, apparecchi di illuminazione e altro;
• Raggruppamento R5 - sorgenti luminose.
Il trattamento dei RAEE è svolto in centri adeguatamente attrezzati, autorizzati alla gestione dei rifiuti e adeguati al "Decreto RAEE", sfruttando le migliori tecniche disponibili.
Le attività di trattamento prevedono varie fasi, indicativamente:
• messa in sicurezza o bonifica, ovvero asportazione dei componenti pericolosi;
• smontaggio dei sotto-assiemi e separazione preliminare dei materiali;
• lavorazione meccanica per il recupero dei materiali.
L'attività di reimpiego delle apparecchiature dopo un test di funzionamento è un'opzione prevista dalla normativa sui RAEE ma non esiste una normativa sulle apparecchiature reimmesse sul mercato.
Da gennaio 2008, secondo il D.Lgs. 151/05, la gestione dei RAEE è passata in mano ai produttori, ai quali compete la pianificazione e gestione di sistemi di raccolta: oggi è infatti possibile riconsegnare gratuitamente il rifiuto direttamente al rivenditore, all'atto dell'acquisto di un'apparecchiatura della medesima tipologia.
Tutte le apparecchiature elettroniche devono riportare in modo chiaro, visibile e indelebile, un'indicazione che consenta di identificare lo stesso produttore e il simbolo che indica che l'apparecchiatura deve essere oggetto di raccolta separata.
Il Decreto prevede anche l'obbligo per i produttori di aderire a un Sistema Collettivo per la gestione dei RAEE, in funzione del tipo di apparecchiatura o del tipo di mercato servito.
I principali Sistemi Collettivi operanti in Italia sono:
Secondo la ricerca "I RAEE domestici generati in Italia", presentata da Ecodome curata da United Nations University in collaborazione con Ipsos e Politecnico di Milano, una significativa quantità di RAEE generati in Italia oggi sfugge ai Sistemi collettivi.
La ricerca ha evidenziato che ogni anno sono prodotti dagli italiani 16,3 kg/abitante di RAEE. E’ stato stimato che i Centri di Raccolta e i Distributori intercettino complessivamente 11,2 kg/abitante, ma solo il 38,3 % di questi (pari a 4,29 kg/abitante) è stato consegnato ai Sistemi Collettivi.
Infatti dalla ricerca emerge che:
I flussi più difficili da intercettare sono quelli dei RAEE appartenenti ai Raggruppamenti R2 (lavatrici, lavastoviglie, forni, cappe, scalda-acqua) e R4 (piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, informatica). Questi RAEE infatti sono diventati sempre più appetibili dal punto di vista economico a causa dell’aumento del valore delle materie prime seconde (metalli e plastiche) in essi contenute.
La competizione tra gli impianti di trattamento - che nel nostro Paese sono in soprannumero rispetto al fabbisogno teorico - rischia inoltre di provocare una “gara” a intercettare quanti più RAEE possibile, riducendo il livello qualitativo del trattamento per contenerne i costi.
Per raggiungere gli obiettivi fissati dalla nuova Direttiva Europea (che si attestano tra i 12 e i 13,8 kg/abitante in base alla modalità di definizione del target di raccolta) il Sistema RAEE deve poter contare su una completa tracciabilità di tutti i flussi in cui i RAEE sono raccolti, gestiti e trattati; inoltre è indispensabile che tutti questi flussi garantiscano i medesimi standard qualitativi dal punto di vista ambientale.
“Questo studio ha evidenziato come i nuovi obiettivi fissati dall'Unione Europea saranno difficilmente raggiungibili se i singoli Stati membri non si assumeranno la responsabilità e il compito di individuare e tracciare tutti i RAEE, che oggi si disperdono in molteplici flussi, alcuni spesso illegali, rappresentando una seria minaccia ambientale oltre che una significativa perdita economica – afferma Paolo Falcioni, vice presidente di Ecodom - Ogni Paese dell’Unione Europea sarà chiamato, a partire dal 2019, a raccogliere l’85% dei RAEE che annualmente si generano nel proprio territorio o il 65% dei prodotti immessi sul mercato nei tre anni precedenti: il Sistema Raee italiano rischia di non trovarsi pronto per quella data.”
Curiosità
I processi di riciclo e trattamento dei rifiuti di apparecchiature di illuminazione consentono di recuperare quantitativi considerevoli di materiali pari a circa il 90% dell'intero prodotto, pensando così a una loro successiva reintroduzione nel mercato. In particolare, si pensi al vetro: costituisce al momento il materiale con le maggiori potenzialità commerciali, potendo essere riutilizzato nel campo dell'edilizia (lane di vetro e isolanti), nel settore della vetrificazione delle piastrelle e in futuro anche nella produzione delle lampade stesse.
Curiosità
Il trattamento e il riciclo dei RAEE è fondamentale anche per la presenza in questi oggetti di componenti potenzialmente inquinanti, come ad esempio il mercurio contenuto nelle moderne lampadine. La presenza di mercurio all'interno delle sorgenti luminose varia a seconda della tipologia di lampada: le lampade fluorescenti lineari contengono fra 3 e 30 mg di mercurio, le fluorescenti compatte tra 5 e 10 mg, mentre le lampade a scarica ad alta intensità tra 20 e 50 mg di mercurio. La pericolosità di questo metallo è riconosciuta da numerosissimi studi. La raccolta differenziata dei rifiuti delle fonti luminose evita che questi siano trattati alla pari dei rifiuti solidi urbani. Si riduce così l'inquinamento derivante da emissioni di mercurio, per la salute delle persone e dell'ambiente in generale.
Curiosità
Il recupero creativo
Molte apparecchiature elettriche ed elettroniche possono essere recuperate, in alcune parti, in modo creativo. I cestelli della lavastoviglie diventano così degli sgabelli, i vecchi televisori dei possibili teatrini,scaffali, semplici porta-oggetti o acquari per i pesci. Sempre nell'ottica che non si butta via niente ma soprattutto, che è importante pensare a come poter recuperare un oggetto prima di gettarlo, in quella che è ormai chiamata “era dell’usa e getta”.
Cosa fa Clara
Nei comuni gestiti da Clara i rifiuti da apparecchiature Elettriche ed Elettroniche possono essere smaltiti tramite diverse modalità: piccoli elettrodomestici elettrici ed elettronici possono essere portati all’Ecomobile, il servizio itinerante di raccolta di rifiuti particolari, o presso i Centri di raccolta. I rifiuti di grandi dimensioni possono essere portati ai Centri di Raccolta, oppure possono essere ritirati a domicilio.
Per maggiori informazioni visitare il sito: www.clarambiente.it
AEE: Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche le apparecchiature che dipendono per un corretto funzionamento da correnti elettriche o campi elettromagnetici e le apparecchiature di generazione, trasferimento e misura di queste correnti e campi appartenenti alle categorie di seguito elencate e progettate per essere usate con una tensione non superiore a 1 000 volt per la corrente alternata e a 1 500 volt per la corrente continua (DIRETTIVA 2002/96/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO del 27/01/2003).
Bonifica: comprende ogni intervento di rimozione della fonte inquinante e di quanto dalla stessa contaminato fino al raggiungimento dei valori limite conformi all'utilizzo previsto dell'area. In questa fase tutte le parti considerate 'pericolose' vengono rese 'inerti', ovvero private delle sostanze dannose e destinate alla eliminazione 'in sicurezza' utilizzando macchinari che riducono al minimo le emissioni e i residui.
Centri di Raccolta: sono i Centri di Raccolta dei RAEE di cui all'art. 6 del D.Lgs. 151/05 distribuiti su tutto il territorio italiano, che verranno assegnati ai Sistemi Collettivi dal Centro di Coordinamento, per garantire comuni, omogenee e uniformi condizioni operative.
Disassemblaggio: è il momento in cui le apparecchiature vengono smantellate, al fine di procedere alla selezione dei materiali e all'isolamento dei componenti contaminanti. Il disassemblaggio può essere realizzato manualmente, da tecnici professionisti, o attraverso macchinari progettati appositamente.
E-WASTE: tutte le attività inerenti alla raccolta, gestione e smaltimento dei RAEE.
Messa in sicurezza: ogni intervento per il contenimento o isolamento definitivo della fonte inquinante rispetto alle matrici ambientali circostanti. Più dettagliatamente, la messa in sicurezza consiste nell'isolamento in luoghi preposti delle parti contaminate da sostanze nocive e nella successiva bonifica delle stesse.
Raccolta: consiste nelle attività logistiche di prelievo, di cernita e di raggruppamento dei rifiuti per il loro trasporto. La raccolta deve essere effettuata secondo le direttive impartite per legge, raggruppando i rifiuti per classe di appartenenza e deve consentire il trasporto sicuro dei rifiuti. Quest'ultimo deve essere effettuato da società preposte e autorizzate, utilizzando automezzi idonei a non causare l'accidentale fuoriuscita di sostanze pericolose o in generale la dispersione dei rifiuti nell'ambiente.
Recupero: consiste nella raccolta di tutte le materie riciclabili (metalli nobili ferrosi e non, materie plastiche, gomma, vetro, ecc.). Una volta convogliate in gruppi omogenei, queste vengono prese in consegna da aziende autorizzate al loro recupero.
Riciclo: in questa fase tutte le materie raggruppate per genere e tipologia vengono reimmesse nel ciclo di lavorazione, ossia vengono trattate opportunamente e fatte rientrare nel ciclo produttivo al fine ricavarne prodotti finiti.
Rifiuto: la categoria dei rifiuti comprende tutti quei beni che non hanno una capacità residua di lavoro, ad esempio prodotti scaduti, elementi inutilizzabili, residui di produzione o di consumo, sostanze divenute inadatte all'impiego e in generale tutti i prodotti di cui il detentore non si serve più.
Smaltimento: si intendono tutte quelle operazioni volte all'eliminazione delle scorie derivanti dal trattamento dei macchinari e di tutte le parti ritenute non riciclabili né rigenerabili. Lo stesso deve avvenire in completa sicurezza senza provocare la dispersione di sostanze nell'ambiente né produrre emissioni inquinanti.
Stoccaggio: le attività di smaltimento consistenti nelle operazioni di deposito preliminare di rifiuti, nonché le attività di messa in riserva di materiali. Più specificamente, lo stoccaggio comprende le operazioni di raccolta e raggruppamento dei rifiuti in sicurezza, secondo classi omogenee di appartenenza, in luoghi idonei.
WEEE Waste Electrical and Electronic Equipment, ossia rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (elettrodomestici, computer, TV, ecc.).
Gentili Dirigenti, Gentili Docenti,
siamo lieti di comunicarvi che sono aperte le iscrizioni all’edizione 2022/2023 di “Pianeta Clara”, il progetto rivolto alle scuole promosso da Clara spa dedicato al tema della sostenibilità ambientale legata ai rifiuti. Con i pulsanti sotto potete scaricare il pieghevole informativo con le proposte didattiche e il link che rimanda al modulo di adesione online per l’iscrizione al progetto, da compilare e inviare entro 31 ottobre 2022.
Per maggiori informazioni e chiarimenti potete contattare la segreteria organizzativa all’indirizzo pianetaclara@clarambiente.it o al numero 340 1844675
Benvenuti su Pianeta Clara!
Per l'anno scolastico 2022/2023, nell’ambito del progetto didattico Pianeta Clara, saranno organizzati 4 diversi momenti formativi durante il corso di formazione riservato ai docenti delle
scuole primarie e secondarie di I e II grado presenti sul territorio servito da Clara spa.
I corsi vogliono essere un'occasione per approfondire argomenti di sostenibilità e corretta gestione dei rifiuti, per dare spunti utili agli insegnanti nella progettazione delle loro lezioni anche di educazione civica.
Il tema di quest'anno è l'Agenda 2030 e nel particolare ci si concentra su due obiettivi con una parte teorica e una parte con suggerimenti pratici per realizzare lezioni con i vostri studenti
Agenda 2030: un cammino che prosegue
Il corso è organizzato in quattro mezze giornate da 4 ore l’una più una parte di lavoro autonomo dei docenti. Ogni giornata formativa è dedicata a un approfondimento teorico o operativo-metodologico.
Modulo 1 teorico
Agenda 2030: target 15. La vita sulla terra.
Il modulo valorizza l’importanza della tutela della biodiversità, stimolando la conoscenza del sistema di parchi e aree protette locali, il loro ruolo nella conservazione e valorizzazione della biodiversità in ottica di rete ecologica e le opportunità educative che offrono. Partendo dall’ambiente naturale, si comprenderà l’opportunità educativa che deriva dallo sviluppo di una relazione diretta degli studenti con il proprio territorio, anche in ottica di cittadinanza attiva.
Modulo 2 Pratico laboratoriale
Un primo momento del modulo sarà riservato ai feedback dei docenti rispetto al lavoro svolto autonomamente dopo la prima giornata. Successivamente si analizza la metodologia della ricerca azione, con cui sperimentare e acquisire metodi e strumenti utili per la progettazione e la realizzazione di attività didattiche in classe e outdoor, di conoscenza, esplorazione e contatto con la biodiversità.
Modulo 3 teorico
Agenda 2030: target 12. Consumo e produzione responsabile.
Il modulo approfondisce l’obiettivo a livello globale e alcuni esempi locali, per poi fare esempi di lezioni trasversali alle varie materie scolastiche su questi argomenti per sperimentare strumenti teorici e pratici in classe. Brevi cenni teorici alla lezione capovolta.
Modulo 4 Pratico laboratoriale
Creare una lezione capovolta: strumenti teorici e pratici che permetteranno loro di progettare e realizzare una lezione capovolta.
Video, app, strumenti digitali per declinare i contenuti. Ai docenti sarà consegnato il compito di creare uno strumento o una lezione intera sull’argomento
E’ possibile iscriversi a uno o a più moduli, compilando il modulo di iscrizione che si trova a questo link .
Le lezioni sono gratuite e verranno tenute sulla piattaforma online Google Meet in modalità riunione a partire dalle 16.30; l’iscrizione è obbligatoria.
Il corso è riconosciuto dal MIUR quindi, qualora i docenti di ruolo siano interessati all’attestato di partecipazione, è necessario iscriversi al corso anche attraverso la piattaforma SOFIA del MIUR: vi ricordiamo inoltre che per ottenere l’attestato di partecipazione dalla piattaforma, è necessario partecipare ad almeno il 75% delle attività previste dal corso (almeno 3 appuntamenti su 4).
Per cercare nel Catalogo delle iniziative formative di SOFIA il corso, potete fare una ricerca utilizzando i dati:
Il calendario degli appuntamenti:
Per maggiori informazioni e chiarimenti potete contattare la segreteria organizzativa all’indirizzo pianetaclara@clarambiente.it o al numero 340 18 44 675 (anche WhatsApp)